giovedì 23 Gennaio 2020

Riscatto laurea e fondo pensione al test di convenienza.

Pur essendo una scelta personale, a meno di non esser certi che il riscatto della laurea presso l’Inps dia la possibilità di anticipare il momento del pensionamento, la scelta del fondo pensione appare generalmente la più conveniente. 

Le regole del riscatto laurea 
Vediamo perché. Il riscatto presso l’Inps avviene sulla base delle seguenti condizioni. I contributi sono tutti completamente deducibili dal reddito imponibile ai fini fiscali. Ipotizzando l'applicazione del metodo contributivo la rivalutazione riconosciuta ai contributi versati è pari all'incremento medio annuo del Prodotto Interno Lordo (PIL). 
La prestazione viene maturata al raggiungimento dei requisiti stabiliti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia. Non proprio agevole da stabilire in quanto tutto risulta essere collegato all'evoluzione della sopravvivenza media della popolazione generale. 

Ovviamente nessuna quota della prestazione può essere ricevuta in via anticipata. La prestazione finale, sempre ipotizzando l'applicazione del metodo contributivo, è anch'essa di non facile determinazione.
I contributi versati rivalutati saranno infatti convertiti in pensione utilizzando un coefficiente determinato sulla base dell'età del pensionamento, ma anche questo collegato in futuro all'evoluzione della sopravvivenza media della popolazione. 
La rivalutazione della pensione in corso di erogazione è commisurata a secondo dell'importo in maniera più o meno diretto all'incremento del costo della vita. 
Per importi di pensione mediamente elevati nessuna rivalutazione ormai da diversi anni è nella sostanza garantita. Nessuna quota della prestazione potrà essere richiesta al pensionamento sotto forma di capitale. 
La tassazione finale prevista sarà quella ordinaria stabilita per i redditi da lavoro dipendenti e assimilati, con una aliquota minima, tralasciando quelle regionali e comunali, attualmente pari al 23%.

Le regole per il fondo pensione 
Vediamo invece il fondo pensione. I contributi versati sono deducibili dal reddito imponibile ai fini fiscali sino ad un importo annuo massimo pari a 5.165 euro. 
Per la maggior parte dei lavoratori che non raggiungono questo limite, una attenta pianificazione dei versamenti può facilmente consentire la piena deducibilità fiscale dell'operazione. 
La rivalutazione riconosciuta ai contributi versati è pari al rendimento annuo generato sui mercati finanziari dagli investimenti effettuati dal fondo pensione, storicamente in media più elevato rispetto all'incremento del Pil. 
La prestazione viene maturata al raggiungimento dei requisiti stabiliti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia. 
Ma la norma prevede tutta una serie di disposizioni (anticipazioni delle prestazioni, riscatti, erogazione della rendita integrativa anticipata temporanea, Rita, ecc.) che nella sostanza concedono ad un iscritto che lo desiderasse di rientrare abbastanza velocemente nella disponibilità, almeno di una parte, delle somme versate. 
La prestazione finale erogata sotto forma di pensione, similmente all'applicazione del metodo contributivo, viene determinata convertendo i contributi versati, utilizzando un coefficiente che è stabilito dalla compagnia di assicurazione incaricata di erogare la prestazione. Solitamente tale coefficiente risulta essere più prudenziale rispetto a quello utilizzato dall'Inps.
A parità di situazioni la prima rata di pensione erogata dall'Inps risulta essere quindi più elevata rispetto a quella garantita da un fondo pensione. 

Rivalutazione e tassazione 
La rivalutazione della pensione in corso di erogazione è però commisurata al tasso annuo di rendimento ottenuto dalla compagnia di assicurazione. Solitamente tale rendimento risulta essere più elevato rispetto alla rivalutazione media riconosciuta dall'Inps. Al pensionamento, il 50% della prestazione può essere richiesta sotto forma di capitale.
La tassazione finale prevista sarà quella ordinaria applicata nei confronti dei fondi pensione, dipendente dal periodo di iscrizione che al massimo però prevede un'aliquota pari al 15% (con un minimo del 9% dopo 35 anni di partecipazione). 
Tutto questo determina, a parità di situazioni, un tasso annuo interno di rendimento dell'operazione che attraverso il fondo pensione risulta essere più elevato.

Caso concreto 
Vediamo un esempio. Prendiamo una lavoratrice nata nel 1981, iscritta per la prima volta all'Inps nel 2008. Con il corso di laurea dal 2004 al 2007. Sulla base dell'attuale normativa, ipotizzando in via del tutto teorica che in futuro non siano più presenti incrementi dei requisiti collegati alla sopravvivenza della popolazione, lei, raggiunta l'entità della prestazione minima stabilita per Legge, potrebbe andare in pensione a 64 anni di età. 
Riscattando in forma agevolata il periodo di laurea nel 2020, ipotizzando al pensionamento un'aliquota marginale del 27%, riceverebbe un incremento della pensione netta pari a 949 euro all'anno. Con un tasso annuo interno di rendimento dell'operazione pari all'1,4%. 
Ripetendo la stessa operazione attraverso un fondo pensione, adottando una serie di ipotesi in linea con il quadro in precedenza descritto, l'incremento della prestazione netta sarebbe pari a Euro 1.111, destinato in futuro a ricevere anche una rivalutazione più elevata rispetto a quella prevista dall'Inps. 

L'evoluzione della sopravvivenza media della popolazione produce ovviamente un impatto negativo sull'operazione sia perché ritarda il momento del pensionamento sia perché rende più penalizzante le modalità di applicazione del metodo di calcolo contributivo. 
Ma questo, soprattutto nel caso del riscatto di laurea presso l'Inps. Per il fondo pensione infatti la possibilità di richiedere tutte le prestazioni anticipate previste consente alla lavoratrice di meglio monitorare l'investimento. 
Certo, diversa potrebbe essere la situazione qualora il replica horloges riscatto consenta un anticipo del pensionamento. In questo caso infatti la redditività dell'operazione si incrementerebbe sicuramente a livelli da valutare attentamente. Ma un lavoratore che si trova a più di venti anni dalla cessazione definitiva dal servizio, riscattando oggi il periodo di laurea, avrebbe veramente la certezza di vedersi riconosciuto in futuro quell'anticipo di pensionamento oggi stimato? Senza che qualche norma futura cambi ancora il contesto di riferimento. 
La fibrillazione politica degli ultimi anni sul tema lascia sicuramente qualche perplessità.

contributo di Claudio Pinna - ilSole24Ore

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